Repùblica. Repubblica di Sardegna

30 idee per la Repubblica di Sardegna

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La Sardegna che vogliamo.
La nostra idea di Repubblica di Sardegna.

1. Una voce chiara, per la Repubblica di Sardegna

Decidiamo di unire le nostre esperienze e le nostre forze per creare un soggetto politico ampio e plurale, indipendentista e indipendente, capace in piena libertà di difendere, senza alcun tipo di sottomissione o di dipendenza, i legittimi interessi del nostro popolo. Tutti noi siamo da sempre dediti alla difesa della nazione sarda e alla costruzione, giorno per giorno, della Repubblica di Sardegna. Con questa iniziativa offriamo l’occasione di definire pubblicamente e collettivamente come immaginiamo la transizione tra l’attuale Regione Autonoma della Sardegna e la futura Repubblica di Sardegna, oltre al mero ma irrinunciabile assetto istituzionale indipendente.

2. Vivere meglio con maggiori competenze

L’attuale architettura costituzionale e statutaria non è utile alla soluzione dei problemi sociali, economici e culturali del nostro Paese. Per questo motivo pensiamo sia necessario superarla. La Sardegna deve vedere riconosciuto il suo diritto all’autodeterminazione e deve poterlo esercitare. I nostri obiettivi sono quelli di una diffusa coscienza nazionale, di una proposta politica nonviolenta, di una assunzione di sovranità nazionale e popolare in tutti i campi della vita sociale, politica, economica e culturale, nella prospettiva di un processo costituente per la Repubblica di Sardegna.

L’assunzione della sovranità politica dei sardi e delle sarde sul proprio territorio nazionale è la premessa per qualsiasi nuova articolazione istituzionale connessa esclusivamente ai nostri interessi nazionali e popolari. E la conquista di sempre nuove facoltà di decidere sarà la garanzia del miglioramento delle nostre condizioni di vita e di benessere collettivo.

3. Più poteri, verso la Repubblica di Sardegna

Nell’attuale situazione istituzionale, nel quadro della nostra attuale Autonomia, al di là di sterili e ininfluenti riconoscimenti nella Costituzione italiana della nostra geografia, lavoreremo per conquistare sempre nuovi poteri e nuove possibilità di decisione per il Governo e le Amministrazioni della Sardegna. In questo senso immaginiamo un nuovo modello economico che prevede che la Sardegna percepisca tutte le imposte e abbia la facoltà di decidere come investirle; vogliamo la creazione di un Assessorato dell’Economia e delle Finanze; la devoluzione delle competenze in materia di contratti di lavoro, di sicurezza sociale e pensioni; la devoluzione delle competenze in materia di sicurezza pubblica, polizia giudiziaria e fiscale, così come di controllo di porti e aeroporti; l’implementazione delle funzioni del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, verso la costituzione di un Corpo di Polizia sardo alle dipendenze della RAS; la trasparenza e il controllo pubblico delle nostre risorse, dei settori strategici dell’economia e, in particolar modo, della produzione di energia; il superamento di tutte dinamiche istituzionali stataliste che invadono le competenze della Sardegna e ne frustrano le decisioni democratiche.

4. La Sardegna che immaginiamo

Coerentemente con le nostre idee di libertà e con il concetto di autodeterminazione che sosteniamo e difendiamo a tutti i livelli – da quello istituzionale a quello della singola persona – immaginiamo una Repubblica di Sardegna organizzata in un sistema di federalismo interno volto alla migliore gestione dei territori, rispondente alle esigenze e alle aspettative delle popolazioni delle regioni storiche della nazione sarda, capace di far fiorire e prosperare tutte le espressioni culturali, le varietà linguistiche e le peculiarità sociali e antropologiche del nostro Paese.

5. L’economia al servizio della società

Le forze politiche statali condividono una visione dipendente della Sardegna e della nostra economia. Questo favorisce uno sfruttamento iniquo delle nostre risorse, consente la rapina dei nostri risparmi e impedisce di sviluppare un modello economico più giusto ed equo, al servizio delle maggioranze sociali. Noi scommettiamo sul riattivare settori economici frustrati dalle decisioni di Roma e di Bruxelles come quello dei trasporti, della pesca e dell’agricoltura o come quello delle concessioni regolamentate ciecamente dalla Bolkestein che di fatto legalizza la speculazione a danno dei piccoli imprenditori locali e ignora qualsiasi imprescindibile peculiarità locale; scommettiamo sulla creazione e la crescita di altri grandi settori con enormi potenzialità come quello tecnologico; vogliamo creare lavoro, guarire l’emorragia emigratoria dei nostri giovani e creare i presupposti per il rientro in Sardegna di quei sardi che vivono su disterru come costrizione.

6. Per la produttività del nostro Paese

Auspichiamo un appoggio concreto ai lavoratori autonomi e al commercio attraverso la sostanziale riduzione dell’IVA e in generale dell’insostenibile pressione fiscale per le piccole e le micro imprese così come per le cooperative. Previsione di una concreta politica di sostegno ai settori in crisi e a quelli emergenti. Appoggio alle piccole e medie imprese e al piccolo commercio. Politica reale di ripristino dei settori dismessi o delocalizzati. Superamento e conversione delle produzioni non redditizie, delle produzioni che presuppongono strutturali rapporti iniqui di sfruttamento delle risorse e delle produzioni inquinanti che giovano solamente agli interessi di investitori esterni senza alcun tipo di ricaduta positiva sul nostro territorio nazionale e sulla nostra società.

7. Più Sardo, più Sardegna, più cultura, più arte

Ci impegniamo pubblicamente a lavorare per il recupero dell’uso sociale della Lingua sarda e di una sua completa e definitiva normalizzazione ortografica. Per l’adozione di tutte le misure necessarie al raggiungimento della parità legale del Sardo e dell’Italiano. Vogliamo una Sardegna nella quale tutte le sarde e i sardi possano vivere con normalità la propria Lingua. Concepiamo come sistema linguistico sardo l’insieme delle Lingue parlate sul territorio nazionale sardo composto dall’Isola di Sardegna e dei suoi Arcipelaghi. Vogliamo assicurare la presenza abituale delle Lingue di Sardegna e delle espressioni culturali sarde nei mezzi di comunicazione pubblici statali, anche perché questi sono finanziati dai cittadini sardi. La Repubblica di Sardegna che immaginiamo sarà sardofona e plurilingue.

Creazione di una strategia per il sostegno e la promozione prioritaria delle produzioni artigiane, artistiche e culturali sarde di qualità.

8. Per la democrazia, i diritti, la giustizia e le libertà

Negli ultimi decenni abbiamo vissuto una profonda crisi economica, territoriale e sociale che ha favorito lo sviluppo di nuove ingiustizie e di nuovi equilibri sbilanciati a favore di chi ha più potere politico ed economico. Noi lavoreremo a favore dei settori sociali più vulnerabili cercando di contrastare i processi di involuzione democratica, di taglio di servizi, di cancellazione di diritti e libertà collettive e personali. Sempre ispirati ai nostri valori, per una Repubblica di Sardegna attenta al sociale, democratica, libertaria.

Particolare attenzione al mondo del sistema carcerario italiano in Sardegna, in condizioni perlopiù inumane e degradanti. Opposizione al trasferimento nelle carceri sarde di detenuti italiani condannati per reati connessi alla criminalità organizzata di stampo mafioso. Lavoreremo nella direzione del futuro sistema carcerario sardo che, anche grazie alle specificità territoriali della nostra terra, può garantire alti livelli qualitativi della detenzione, nell’ottica del recupero dei detenuti, della rieducazione e del reinserimento attivo nella società e nel mondo del lavoro.

9. Conti pubblici nelle nostre mani

La Sardegna, da più di 70 anni, consegna allo Stato attraverso i tributi molti milioni di euro in più rispetto a quanti lo Stato ne investa in Sardegna o ne trasferisca alla Amministrazioni sarde. Lo Stato per la Sardegna è un pozzo senza fondo al servizio delle necessità del governo centrale e del debito provocato dalle politiche speculative pubbliche e private. Se non vogliamo continuare a perdere risorse economiche la Sardegna deve poter percepire tutte le imposte e avere la capacità di decidere come investirle attraverso un sistema di concertazione economica e fiscale. Tutte le imprese che lavorano in Sardegna devono pagare qui le tasse. Il sistema di finanziamento statale delle Amministrazioni pubbliche deve essere riformato in modo che i cittadini dei 377 Comuni sardi ricevano il giusto livello di servizi. Revisione dell’Irpef per renderlo realmente progressivo. Riduzione sostanziale dell’IVA e razionalizzazione dei settori agevolati in modo che vi ricadano tutti i beni e i servizi essenziali e culturali. Nella prospettiva di una futura Repubblica di Sardegna realizzazione di studi preventivi sull’opportunità della costruzione di nuovi accordi economici internazionali e transcontinentali, anche in relazione alla posizione strategica geografica della nostra Isola.

10. Lavoro stabile e di qualità

Opposizione alle controriforme del mercato del lavoro e recupero pieno della contrattazione collettiva come principio base. Aumento del salario minimo, istituzione del salario minimo garantito per assicurare condizioni di vita dignitose ai lavoratori dipendenti. Ridurre la settimana lavorativa a 35 ore senza riduzione di salario. Eliminazione del sistema dei voucher e dei falsi lavoratori autonomi. Dare luogo al Sistema Sardo del Lavoro che consenta anche alle persone con disabilità di affrancarsi dalla dipendenza economica rispetto alla famiglia e di esercitare il proprio diritto alla vita sociale.

11. Pensioni dignitose e sistema pubblico

In prospettiva futura la Sardegna dovrà avere competenze nella gestione della sicurezza sociale. Aumentare progressivamente le pensioni minime, iniziando con la loro equiparazione al 60% del salario medio, per evitare sacche di povertà delle persone anziane. Stabilire la pensione ordinaria ai 65 anni e parziale ai 61. Lavorare per vivere, non vivere per lavorare.

12. Banca pubblica sarda

Il processo di concentrazione bancaria che ha causato la sparizione delle banche sarde ha provocato una dinamica per la quale gran parte dei risparmi e dei fondi del nostro paese è andato altrove, in altre parti dello Stato. Si tratta dell’ennesimo esempio che illustra la sofferenza del tessuto produttivo e finanziario sardo. Per questo motivo è necessario superare le ingerenze bancarie italiane e promuovere una banca pubblica sarda come strumento di sviluppo produttivo, per appoggiare le PMI, gli autonomi e le famiglie. Le banche nel frattempo devono essere rigorosamente regolamentate per impedire gli abusi e limitare la speculazione sui capitali, a beneficio degli investimenti e dei crediti produttivi. Limitazione e recupero degli aiuti pubblici concessi alle entità finanziarie.

13. Il mondo rurale e il cibo

Promuovere politiche che accompagnino e sostengano il settore agropastorale sardo verso processi di riconversione e rilancio tesi alla sostenibilità economica e ambientale e che non comportino perdite di capacità produttiva, di qualità, dell’occupazione agraria. Contrastare i gravissimi problemi demografici e la desertificazione dell’ambiente rurale salvaguardando e valorizzando il ruolo di presidio territoriale degli allevatori e degli agricoltori. Formazione costante e capillare per le piccole realtà produttive rispetto alle opportunità delle nuove tecnologie e delle produzioni sostenibili e redditizie. Le nostre campagne potranno sopravvivere solo grazie a politiche che appoggiano la sostenibilità finanziaria della produzione lattiera, agropastorale e dell’industria di trasformazione. Appoggio alle filiere corte di commercializzazione e di trasformazione da parte degli stessi produttori. Scommessa sulla produzione differenziata e di qualità. Gli attuali e più diffusi sistemi di produzione agricola, ispirati a logiche industriali intensive e monocolturali non garantiscono la sicurezza degli alimenti e l’adeguata nutrizione delle persone. Invertire la logica dell’importazione della maggior parte del cibo consumato nell’Isola.

14. Un mare vivo

La marineria sarda è ai minimi termini, fuori da qualsiasi programma di governo e vessata da limiti e divieti legati alla presenza delle basi militari italiane. Eppure la nostra Isola potrebbe puntare sul settore dell’industria marina: pesca, frutti di mare di qualità, flotta, posti di lavoro in questo settore, produzione conserviera, ecc. Nel frattempo non è possibile non constatare che anche in questo settore le scelte di Roma e Bruxelles pregiudicano gravemente la nostra situazione. Vogliamo decidere noi sul nostro mare e che sia la Sardegna a negoziare direttamente in merito a trattati sulla pesca con altri Stati.

15. Tariffa elettrica sarda ed energia rinnovabile

La Sardegna produce già troppa elettricità. Inoltre non solo dobbiamo pagare i costi ambientali di questa produzione ma dobbiamo anche pagare i costi del trasporto dell’elettricità che esportiamo. Questa è una situazione ingiusta che penalizza le famiglie e le imprese. Per questo motivo vogliamo una tariffa elettrica sarda che consenta di pagare meno le bollette, di ridurre i costi delle imprese garantendo i posti di lavoro. Modificare la regolamentazione del settore per superare il peso dei grandi monopoli elettrici. Appoggio alle energie rinnovabili, alle comunità di consumo, all’autoconsumo. No alla speculazione energetica, moratoria immediata di tutti i progetti. Proibizione del fracking.

16. Appoggio alla ricerca e all’innovazione

Adozione di politiche di ricerca, sviluppo e innovazione, aumentando i fondi pubblici per consolidare le capacità e scommettendo sulla conoscenza e l’innovazione in vecchie e nuove attività. Rafforzare i centri pubblici di ricerca, le università e i centri tecnologici legati al tessuto produttivo. Attirare ricercatori e far tornare in Sardegna la generazione di ricercatori costretta ad espatriare. Nell’era della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale il nostro paese ha bisogno di strategie digitali indipendenti che regolamentano il settore e ci aiutano a sviluppare strutture digitali nuove, continuamente aggiornate e si integrano con il lavoro umano. Abbandonare la ricerca e lo sviluppo militare che oggi assorbe la maggior parte dei fondi pubblici per destinarli a fini civili, sociali e ambientali. Rifiuto di logiche assistenziali per le zone penalizzate dall’occupazione militare, riconversione delle basi militari a fini civili, turistici e di pubblica utilità.

17. Politiche sociali tese all’uguaglianza sostanziale

L’uguaglianza e la parità di tutti i settori e i gruppi sociali deve essere una priorità politica e di governo. Auspichiamo politiche finalizzate a incrementare e migliorare i fondi e le azioni a favore dell’uguaglianza effettiva tra donne e uomini, della lotta contro la violenza di genere e della garanzia piena dei diritti acquisiti in campo sociale e della persona, compreso il mondo Lgbtq+. Opposizione alla pratica della maternità surrogata a scopo di lucro. Combattere qualsiasi tipo di discriminazione legata all’orientamento affettivo. Riconoscimento del diritto all’identità di genere.

18. Più diritti per la gioventù

Disegnare politiche di sostegno al lavoro giovanile al fine di creare lavoro stabile e condizioni di lavoro dignitose, garantire il diritto effettivo al lavoro ed evitare l’emigrazione. Promuovere la partecipazione democratica attiva della gioventù nella vita pubblica e abbassare la soglia del diritto di voto ai 16 anni. Garantire l’accesso alla formazione di qualità e sviluppare un piano per il ritorno delle persone emigrate a causa della crisi economica e sociale.

19. Servizio pubblico di qualità

Garantire servizi pubblici, universali e gratuiti è essenziale per incamminarci verso una società più giusta, solidale ed egualitaria. Evitare la sofferenza psicofisica delle persone e il rischio dell’esclusione sociale. Per questo motivo vogliamo assicurare la gestione pubblica diretta, con fondi, investimenti e personale sufficiente a garantire servizi all’altezza delle necessità sociali di tutta la società. Coscienti dell’importanza della gestione pubblica dei servizi di base pensiamo sia possibile l’eventuale partenariato pubblico-privato, opportunamente regolamentato a vantaggio degli interessi delle comunità, nei casi in cui, effettivamente e in pratica, il pubblico non sia temporaneamente o strutturalmente in grado di garantire autonomamente i servizi.

20. Istruzione sarda di qualità

Assumere tutte le competenze in materia educativa per poter elaborare piani di studio e progetti curricolari e per organizzare gli insegnamenti attraverso una legge sarda sull’istruzione. Spingere per la promulgazione di leggi, anche di iniziativa popolare, che rendano obbligatorio l’insegnamento della Lingua, della Storia e della cultura sarde come materie curricolari per superare l’attuale situazione in cui questi insegnamenti sono affidati alla discrezionalità e al buon cuore dei singoli docenti. Difendere l’insegnamento pubblico e sopprimere i finanziamenti pubblici delle strutture che differenziano gli alunni in ragione del genere. Aumento dei fondi destinati all’educazione, fino ad arrivare, almeno, al 7% del PIL. Dedicare l’1,5% del PIL alle università pubbliche. Predisporre una tassazione universitaria giusta ed equa per tutti, in particolare garantire il diritto allo studio anche alle fasce economicamente più svantaggiate attraverso un sistema progressivo di tasse universitarie. Superare il modello di studio esclusivamente teorico che allontana gli studenti dalla praticità e dal praticantato costante nelle loro rispettive materie. Rimodulazione dell’attuale piano di alternanza scuola lavoro. Particolare attenzione all’utilizzo parossistico degli smartphone da parte dei giovani e degli studenti. Promuovere iniziative e seminari scolastici per il recupero dell’attività pratica e la conoscenza della terra e del mondo rurale. Garantire la presenza di asili nido pubblici a costi accessibili ed equi.

21. Sanità pubblica universale

Assicurare il diritto universale alla sanità pubblica superando tutte le attuali e inaccettabili difficoltà che impediscono l’accesso alle diagnosi e alle cure. Garantire i finanziamenti sufficienti alla gestione pubblica per una sanità universale e di qualità. Superare il fenomeno dei medici in affitto. Puntare progressivamente all’assistenza odontoiatrica gratuita fino ai 18 anni. Rafforzare le aree più deficitarie. Riconoscere ufficialmente le farmacie come primo presidio sanitario territoriale. Potenziamento dell’assistenza primaria. Promuovere una mappatura dei centri e delle zone scoperte dal servizio primario di medico di base e trovare soluzioni stabili e definitive per una rinnovata medicina del territorio anche in collaborazione con le università e gli studenti di Medicina.

22. Garantire la protezione sociale e condizioni di vita dignitose

Assicurare il diritto alla casa in condizioni dignitose e proibire il taglio dei servizi di base. Promuovere la mappatura delle case di edilizia popolare in capo alla RAS e programmare un sistematico piano di interventi di manutenzione straordinaria degli immobili e degli impianti al fine di raggiungere un livello minimo di qualità ed evitare gli sprechi come la perdita dell’acqua potabile. Modificare la legge sulle ipoteche per proteggere in modo effettivo le persone, in particolare le più vulnerabili, dalle banche. Sospendere o dilazionare il debito per dare respiro a chi, da semplice cittadino o da imprenditore, si trova nell’impossibilità di saldare il dovuto. Regolamentare il mercato delle aste giudiziarie per evitare la speculazione e la svendita di valori immobiliari o terreni di valore. Aumentare la spesa in protezione sociale fino a raggiungere almeno la spesa media dell’UE. Applicare programmi di lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Eliminazione delle differenze salariali e di stabilità derivate dal genere e dall’identità.

23. Infrastrutture pubbliche al servizio del Paese

Assunzione del potere della gestione delle infrastrutture chiave per una strategia globale di Paese: non possiamo aspettare di costituire la Repubblica di Sardegna per avere il controllo di porti di interesse generale, aeroporti e strade ad alto scorrimento. Appoggio alle strategie per il potenziamento delle ferrovie in uso, il recupero di quelle abbandonate e per l’ottimizzazione di una capillare rete di trasporto locale pubblico su gomma. Nel campo delle infrastrutture digitali occorre urgentemente ridurre le zone non coperte da servizi a banda larga per favorire la connettività dei cittadini e delle aziende locali.

24. Difesa dell’ecosistema e degli animali

Scommettere su un modello economico che tenga in conto i limiti del sistema ecologico e per un futuro senza energie fossili. Per garantire la sostenibilità per le generazioni presenti e future. In particolare saremo attenti alla difesa di tutte le soluzioni che combattono il cambiamento climatico e garantiscono la biodiversità. Ma vigileremo sulle insidiose ripercussioni parossistiche sul nostro territorio nazionale legittimate dal Green Deal europeo e dal REPowerEU che dietro a una cortina di concetti ineccepibili spesso nascondono il semplice greenwashing. Riconoscimento della proprietà comunitaria dei monti. Sviluppo di progetti per la gestione delle coste e del turismo di massa. Punire severamente tutti gli atti di tortura e crudeltà contro gli animali.

25. Per una fiscalità giusta

Al fine di sostenere le famiglie e la media, piccola e micro impresa la tassazione e le imposte dovrebbero essere pesantemente riviste al ribasso. Per sostenere servizi pubblici di qualità e per disporre di risorse per dinamizzare l’economia è necessario eliminare l’evasione e l’elusione fiscale delle grandi imprese e delle multinazionali che pagano le tasse altrove. La vessazione e l’ingiustizia fiscale non consentono alla società di vivere serenamente il lavoro e l’impresa e, puntualmente, generano squilibri che colpiscono i lavoratori autonomi, i lavoratori dipendenti e i pensionati, costringendo peraltro i meno abbienti a vivere in situazioni di indigenza e di non sussistenza. La giustizia fiscale deve essere ispirata all’assenza di tassazione dei redditi più bassi e alla ragionevole tassazione di quelli medio alti.

26. Soppressione degli enti inutili e costosi

Fin quando non saremo Repubblica di Sardegna faremo parte dello Stato italiano. Dobbiamo impegnarci per far sì che vengano soppressi gli enti che presuppongono spese ma sono carenti di qualsiasi tipo di funzione reale. Razionalizzazione degli enti pubblici premiando le eccellenze e le buone pratiche, ispirati ai concetti di efficienza, modernizzazione e trasparenza. L’amministrazione pubblica deve essere uno strumento efficace per rispondere alle necessità della cittadinanza.

27. Più partecipazione, più democrazia

Auspichiamo forme di democrazia diretta per recuperare partecipazione e responsabilizzazione della cittadinanza come referendum vincolanti, anche locali, su temi di interesse, incluso quello del diritto all’autodeterminazione. Riforma della legge elettorale sarda, eliminazione o abbassamento delle soglie di sbarramento, superamento del metodo D’Hont e ripartizione dei seggi in modo direttamente proporzionale. Garanzia di dibattiti pre-elettorali equi e fruibili. Diritto di voto a 16 anni. Immaginiamo una futura Repubblica di Sardegna che veda la partecipazione attiva alla vita politica del maggior numero di cittadini possibile.

28. Nonviolenza e politiche di pace

Promozione della cultura della nonviolenza all’interno delle comunità locali, dei territori, dei quartieri. Eliminazione della spesa militare. In ottica di Repubblica di Sardegna valutare gli equilibri internazionali, l’opportunità dell’appartenenza del nostro Paese ad alleanze militari internazionali o la scelta di posizioni neutrali ispirate alla dottrina della nonviolenza e ad una politica rispettosa della sovranità dei popoli sui propri territori e le proprie risorse, basata sul mantenimento della pace e sulla non ingerenza.

Destinare la spesa militare a politiche sociali e di aiuto all’impresa locale. Leggere la politica internazionale in modo originale, critico e sintonizzato con i nostri interessi nazionali, la nostra posizione geografica e le implicazioni geopolitiche che ci coinvolgono. Sguardo costante sulle sponde Sud ed Est del Mediterraneo, perché solo alla luce di una conoscenza profonda di quelle realtà potremo riuscire a gestire saggiamente i rapporti con gli Stati e le nazioni nordafricane, africane e mediorientali. Promuovere partenariati e sostegno all’economia, l’istruzione e la salute delle popolazioni degli Stati e delle nazioni impoverite e colpite dal colonialismo e dell’attuale neocolonialismo europeo, affinché possano – anche grazie a fette di maltolto restituito – prosperare e garantire ai propri cittadini una vita dignitosa e di qualità. Collaborazione attiva e sostegno concreto alle istanze di libertà delle altre nazioni senza Stato attraverso la concertazione di iniziative e soluzioni, in ottica di collaborazione continentale anche a livello istituzionale.

29. Chi siamo, nel mondo?

Vogliamo lavorare per una Sardegna cosciente di se stessa che, partendo dalla conoscenza della sua storia, valorizzi il suo patrimonio e possa sviluppare pienamente la cultura e la capacità creativa del popolo sardo. Un popolo come comunità di destino, che sappia accogliere nella propria cultura e nel proprio territorio chi per motivi diversi è costretto o sceglie di vivere nelle nostre comunità ed è volenterosamente desideroso di dare il suo apporto alla società e all’economia della nazione sarda. Una Sardegna che cammini con decisione verso un futuro diverso, di prosperità, di benessere e di libertà. Abbiamo la fortuna di vivere in un’Isola al centro del Mediterraneo occidentale, in un territorio vasto e ricco, con una densità di popolazione tale che può consentire a tutti di vivere dignitosamente. Ambiamo a far interpretare alla nostra nazione – già da oggi, ben prima di diventare la futura Repubblica di Sardegna – un ruolo di cerniera e di scambio economico e culturale tra le varie sponde del Mediterraneo e tra l’Est e l’Ovest europei.

30. Fiducia nel popolo sardo, insieme faremo la Repubblica di Sardegna

Per fare passi in avanti, per uscire dalla stagnazione, per farci valere come popolo e come comunità nazionale, la Sardegna deve avere fiducia nelle proprie forze. Noi abbiamo fiducia nelle capacità del popolo sardo che ha già dimostrato in molte occasioni di essere capace di affrontare le difficoltà e di superarle positivamente. Ha già dato prova, in tutte le epoche storiche, di tenere alla propria libertà, anche a costo di enormi sacrifici in termini di vite umane e di sofferenze. Oggi abbiamo la fortuna e l’opportunità di vivere in un’epoca in cui poter lavorare serenamente, in modo nonviolento, democratico, alla luce del sole, per l’autodeterminazione della nostra nazione, nella prospettiva della libera Repubblica di Sardegna. E siamo certi che, con duro lavoro, coerenza e costanza saremo capaci, come forza politica, di creare le condizioni affinché il popolo sardo sia nuovamente capace di parlare forte e di agire chiaramente in difesa dei suoi diritti, i diritti di tutti i sardi e di tutte le sarde.

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