Manifesto politico

Repùblica si rivolge alle persone che fanno proprio il diritto storico e la necessità della nazione sarda di esercitare il diritto all’autodeterminazione così come riconosciuto dalla Carta delle Nazioni Unite del 1945 e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948.

Repùblica si rivolge a coloro che lavorano nell’interesse culturale, sociale ed economico della nazione sarda, nella prospettiva della creazione di uno Stato chiamato Repubblica di Sardegna, soggetto sovrano e consapevole. La nostra iniziativa è ispirata a visioni e pratiche riassumibili in un indipendentismo nonviolento, pluralista ed internazionalista.

Ci definiamo indipendentiste e indipendentisti perché vogliamo sgombrare il campo da qualsiasi fraintendimento sugli scopi della nostra azione: lavoriamo nell’immediato per il miglioramento delle condizioni di vita e per la difesa dei diritti e degli interessi delle sarde e dei sardi attraverso l’acquisizione di sempre maggiori poteri politici; lavoriamo nella prospettiva della creazione di uno Stato chiamato Repubblica di Sardegna, indipendente e sovrano, in un’ottica di apertura al mondo che oggi ci è preclusa dallo Stato italiano. Uno Stato che stabilirà le relazioni che riterrà opportune con tutti gli altri Stati – compreso quello italiano – su un piano di parità, non di subordinazione, nella logica dell’interdipendenza che è sempre esistita nella Storia.

Siamo nonviolente e nonviolenti perché per noi la nonviolenza è sia un metodo che un fine. È un metodo perché crediamo che nella attuale società sarda sia il sistema di lotta più fruttuoso per raggiungere i nostri scopi; è un fine perché una società nonviolenta in Sardegna e nel mondo è il nostro ideale, al quale possiamo avvicinarci maggiormente emancipandoci dall’attuale assetto istituzionale.

Sono tante nella storia della Sardegna le testimonianze di esperienze nonviolente vittoriose, come Pratobello nel 1969, Arborea dal 2011 al 2016, Tuerredda con Ovidio Marras tra il 2010 e il 2018. Esempi positivi che rafforzano la nostra concezione della nonviolenza come lotta politica attiva, propositiva e creativa, fondata sulla difesa dell’integrità umana e dell’ecosistema, sulla consapevolezza e sull’assunzione di responsabilità con strumenti come la disobbedienza civile e il boicottaggio, l’obiezione di coscienza, la non-collaborazione, la resistenza attiva, il non opporsi al male con altro male.

Il nostro impegno per soluzione pacifica di tutti i conflitti si concretizza nell’azione in favore della giustizia, andando alla radice delle dinamiche di scontro e affrontandole in modo nonviolento. Siamo contrarie e contrari alla pacificazione intesa come stato di quiete prodotto dall’oppressione, dalla passività e dall’ipocrisia.

Ne deriva che giorno per giorno, nel nostro quotidiano, lavoriamo per la giustizia sociale, nei rapporti tra lo Stato e le persone, tra le persone, tra le persone e l’ecosistema. In modo nonviolento ci prendiamo la nostra libertà: quella individuale, quella politica, quella di associazione, quella di parola, consapevoli che finché anche una sola persona al mondo non sarà libera o sarà vittima di violenza non ci sarà vera libertà per ciascuna e ciascuno di poter strutturare la la propria esistenza in base ai proprî desideri, senza ledere la libertà altrui e senza condizionamenti morali, religiosi o sociali, come la povertà o l’indigenza. Per questo in una società nonviolenta la ricchezza è equamente distribuita e oggi l’antidoto a una società divisa in classi, ai monopoli e agli oligopoli, all’imposizione di decisioni dall’alto, è la volontà delle comunità locali, la democrazia diretta, l’autonomia dei movimenti sociali, la devoluzione dei poteri.

Siamo pluraliste e pluralisti perché, all’insegna dell’interesse nazionale sardo e dell’apertura al mondo, lavoriamo per il progresso e per l’evoluzione della società in tutti i campi: dal quadro istituzionale alla giustizia sociale, dal benessere economico a quello civile. Perché ci opponiamo all’immobilismo, perché viviamo la tradizione in una dialettica continua con l’attualità; perché pensiamo che l’identità è una scommessa sul futuro, cosciente del nostro passato ma ancora in divenire, permeabile e creativa; perché vogliamo difendere i settori più deboli della società e annullare le disuguaglianze sociali e di genere; perché per noi prima vengono le persone e l’ecosistema e soltanto dopo, eventualmente, il profitto; perché riconosciamo la pari dignità per tutte le persone e la parità di genere sostanziale, che va di pari passo con la tutela delle fragilità, delle diversità e dei diritti, all’insegna della convivenza e del rispetto reciproco. Perché la nazione sarda nella sua storia ha già fornito esempi di avanguardie concettuali e legislative come la Carta de Logu di Mariano IV ed Eleonora d’Arborea o come l’esperienza dei novadores di Zuanne Maria Angioy. Perché tuttora l’indipendentismo nel mondo rappresenta, nella teoria e nella pratica, la punta avanzata dell’innovazione politica.

In base alla nostra concezione della nonviolenza e del pluralismo ci definiamo ecologiste ed ecologisti, perché non si può non esserlo, perché siamo parte integrante dell’ambiente naturale, la cui salute determina la nostra stessa salute e quindi la felicità nelle nostre vite. Un reale rapporto armonico con l’ecosistema è possibile soltanto se la società è in armonia tra le sue varie componenti, ragion per cui siamo convinti della necessità di profonde trasformazioni economiche, sociali e istituzionali. Sono necessari nuovi paradigmi e nuovi modelli di sviluppo, complementari e non contrari all’equilibrio naturale, fondati sul rispetto tra le persone e tra le persone e l’ambiente. Il nostro è un ecologismo sociale e comunitario, pragmatico, che difende le risorse naturali, non propone soluzioni regressive, tutela le produzioni e le necessità delle comunità locali.

Siamo internazionaliste e internazionalisti perché il nostro indipendentismo è fondato su rapporti stabili con i movimenti delle altre nazioni senza Stato e sull’apertura al resto del mondo, sulla solidarietà politica ed economica, sulla convivenza pacifica. Perché solo dalla cooperazione tra popoli che condividono l’impegno per l’autodeterminazione scaturiranno benefici per le nazioni senza Stato e avrà origine la via democratica alla nostra liberazione nazionale, culturale e sociale.